Martedì 22 Ottobre 2024

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"La storia è l'arte che non rinnega la conoscenza dei fatti".B. Berenson

A partire dal 1940, con l'emanazione delle leggi razziali, comincia la triste storia dei campi di internamento italiani, quasi tutti distribuiti nelle regioni centrali e meridionali d'Italia. Furono campi dove non vennero perpetrati i crimini orrendi che invece sono documentati nei lager nazisti, ma sono stati ugualmente luoghi nei quali i prigionieri furono costretti a vivere in condizioni inaccettabili, dovettero sopportare gli stenti, la fame, le malattie, la separazione dai propri cari, la privazione della libertà ,la censura.

Il più meridionale di questi campi di concentramento fu quello di Ferramonti di Tarsia, in provincia di Cosenza, il più grande d'Italia e l'unico esistente in Calabria, che iniziò la sua "attività" nel giugno del 1940. Scelto da Mussolini in persona, per la sua posizione logistica e "strategica" che lo rendeva facilmente gestibile, il campo fu costruito su una zona malarica che era stata appena bonificata (e quindi ancora malsana).

campo ferramonti

Mediamente, il numero degli internati si aggirò intorno alle duemila persone, ma nell'estate del '43 il campo ne accolse fino ad oltre duemila (anche se i fatti e le ricostruzioni dimostrano che il numero raggiunse -considerando le persone che non venivano registrate ufficialmente - la cifra di 4.000!), di cui 1500 ebrei. Quello di Ferramonti fu l'unico campo costruito con un apposito progetto. In tutti gli altri casi il piano di internamento degli ebrei fu possibile facendo ricorso alla requisizione di edifici (caserme, monasteri, ospizi, ecc) o, addirittura, all'affitto. La direzione del campo fu affidata ad un commissario di pubblica sicurezza, alle cui dipendenze vi erano un maresciallo ed un certo numero di agenti. Un reparto della "milizia" svolgeva la vigilanza lungo il perimetro esterno.

Nel '42 e nel '43, l'aumento del numero degli internati fu causa di notevoli privazioni e, come qualcuno ha scritto, la fame fece il suo ingresso nel campo. La malnutrizione e il deperimento organico favorirono, soprattutto nei più deboli, l'insorgere di malattie gravi e l'aumento dei casi di malaria, giacchè il campo sorgeva in un'area alquanto malsana. L'estate del '43 fu il periodo più drammatico. In agosto, aerei delle forze alleate, scambiandolo per una base militare nemica, bombardarono il campo. Prima di accorgersi dell'errore, centrarono una baracca, causando morti e feriti. In settembre, in seguito al passaggio degli Inglesi sul suolo calabrese, i Tedeschi cominciarono a ritirarsi verso Nord.
E così avvenne, quando da lontano si videro le prime avanguardie. Poi, il 14 settembre, giunsero i reparti alleati.

E fu la fine di un incubo.